Il mio nuovo editoriale ha come protagonista Matteo Ward e la sua missione di rendere il settore fashion davvero sostenibile. Come? Con WRAD e la Fashion Revolution
Facile parlare di moda in Veneto (e in generale in Italia), visto che si tratta di una delle eccellenze nostrane: ma può oggi il mondo fashion realizzare prodotti sostenibili, visto che si tratta del secondo settore lavorativo più inquinante al mondo?
Per la serie dei miei editoriali “Ilarità“, ho intervistato Matteo Ward, giovane imprenditore nel mondo della moda che è partito proprio dalla consapevolezza di quanto sfruttamento ambientale e umano ci sia dietro a questo settore per la creazione del suo business, WRAD, e per la sensibilizzazione soprattutto tra i più giovani, con la Fashion Revolution.
«Il settore del fashion è il secondo più inquinante dopo quello petrolifero. Un prezzo alto da accettare vista la mia volontà di contribuire a catalizzare qualcosa di positivo nel mondo. Parlo dell’industria della moda nella sua totalità, così diventata in modo silenzioso, perché di fatto se ne parla ancora poco. C’è un grave problema di asimmetria informativa tra il mondo della moda e i suoi fruitori. Tutto questo mi ha portato a pormi delle domande, le cui risposte sono diventate, gradualmente, il seme di un business plan di un progetto troppo forte e sentito per non essere sviluppato»
Matteo vuole comunicare che il cambiamento nel mondo della moda è possibile: «I prodotti devono essere pensati per essere sostenibili dalla scelta delle fibre tessili e dei materiali con requisiti ecologici e certificazioni che ne attestino la provenienza pulita e biologica […] C’è bisogno di particolare attenzione anche alla scelta dei luoghi di produzione, selezionati perché depositari della cultura, della tradizione e del know-how ancorato al territorio Europeo dove sono nate le manifatture più pregiate e le tecniche segrete dei mastri della tradizione»
La mia intervista e le mie riflessioni sulla storia di Matteo Ward a questo link.
Buona lettura e buona riflessione!